Progetti paralleli | Scuola
2051 PROCESSO ALLA STORIA
IL CASO PURIM
Regia Marco Monfredini
Assistente: professoressa Chiara Foà
Con i ragazzi della scuola media “E. Artom”: Filippo Avigdor, Stefano Bonmassari, Elena Busà, Elisa Caputo, Sara Caputo, Susy Cassarà, Martina Cilluffo, Elisa De Pas, Carola Disegni, Emanuele Ferrero, Alice Fubini, Diego Giangrasso, Davide Isolato, Simone, Kalman, Elisa Lascar, Emanuele Levi, Micol Levi, Leone Luzzati, Davide Martignetti, Paolo Menicucci, Giulio Morina, Elena Ovazza, Micol Piperno, Francesco Poletti, Nicola Pollo, Elena Poma, Alessandro Sacerdote, Daniele Saroglia, Emanuele Segre, Debora Somekh, Paolo Tamoni, Elena Ursone, Daniel Zappetti
Lo spettacolo è stato realizzato all’interno del progetto dei laboratori di teatro per ragazzi nella scuola media “E.Artom” della Comunità Ebraica di Torino.
In scena : Marzo 2005 Centro sociale della Comunità Ebraica di Torino | Maggio 2005 Teatro Araldo concorso Teatrando
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2051, cerimonia di Purim, festa che celebra la salvezza dalle persecuzioni del popolo ebraico nell’antica Persia. Un gruppo di discendenti di Haman, l’uomo che fu impiccato perché, secondo gli ebrei, avrebbe tentato di sterminare il loro popolo, si è opposto con forza ai festeggiamenti contestando la legittimità della ricorrenza stessa. I numerosi disordini e le aggressioni hanno spinto una suprema corte ed il suo fedele pubblico a vagliare, tramite processo televisivo, l’opportunità di cancellare per sempre tale festa.
L’azione processuale si svolge all’interno di uno studio futuristico governato da due conduttori – giudici. Le tecnologie hanno permesso di teletrasportare in studio, tramite OLOGRAMMI (immagini luminose virtuali), i reali protagonisti delle vicende, i quali forniranno preziose e decisive testimonianze, che permetteranno di verificare l’attendibilità degli eventi. Saranno visionati degli strepitosi filmati, reperiti tramite collegamenti virtuali col mondo del passato che supporteranno con i fatti le parole dei protagonisti .
Il processo verrà trasmesso in diretta a reti unificate, e l’esito definitivo sarà sancito da un televoto popolare. Il processo sarà intervallato da momenti di intrattenimento per allietare il pubblico. Il popolo ebraico si trova a dover superare una nuova prova che la Storia gli sottopone. In un possibile futuro dove il potere è esercitato univocamente dai mezzi di comunicazione di massa e dove i nuovi “guru” sono dei conduttori – giudici, si svolge questo processo reale – virtuale. In palio non c’è solo il mantenimento di una ricorrenza, ma le radici profonde di un popolo che cerca di mantenere vive le sue tradizioni e gli insegnamenti del passato. Una radice più volte incisa e che viene nuovamente messa in discussione.
L’esito finale del processo sarà nelle mani di un pubblico televisivo che detiene il potere decisionale.
Futuro e passato s’incontrano in un’atmosfera da “Grande Fratello” orwelliano.
Lo spettacolo è tratto dalla Meghillàth Estèr, il Libro di Ester, che fa parte del canone biblico ebraico. Assistere alla lettura del Libro di Ester è uno dei precetti della festa. In questo giorno si devono anche fare doni ai bisognosi, inviare dei cibi a due persone diverse, partecipare ad un banchetto festivo. Il termine Purim, dal persiano pur (sorte), designa le sorti che si gettano per fissare una data o per regolare il destino altrui secondo il decreto del solo caso, comportamento tenuto da Haman nei confronti del popolo ebraico nell’episodio narrato nella Meghillàth di Ester e trattato nello spettacolo.
Nella sua opera di giurisprudenza ebraica, il Mishnèh Toràh, Maimonide (1135-1204) sostiene che nell’era messianica tutti i libri della Bibbia cadranno in disuso tranne il Rotolo di Estèr essendo questo duraturo come i cinque libri della Toràh, l’esistenza della quale è eterna e, continua, “…anche se dovesse scomparire il ricordo di tutte le nostre sofferenze, quello di Purim non sarà mai cancellato”.
” …Questi giorni di Purim non cadranno in disuso tra gli ebrei ed il loro ricordo non cessi in mezzo alla loro discendenza…”
(Libro di Ester, 9; 28)